Il primo maggio 2012 sarà celebrata, come da tradizione, la festa del lavoro.
Essa cade il primo del mese, primo come l’articolo della Costituzione italiana che fa della nostra nazione una Repubblica fondata sul lavoro. Un giorno di riposo che diventa un giorno di festa, “l’interruzione volontaria del lavoro cerca la sua corrispondenza in una festa dei sensi; che volge alla coscienza delle proprie forze e a riflettere sulle prospettive dell’avvenire!”,come citò Ettore Ciccotti.
La festa di chi lavora, dunque, ma soprattutto una giornata di riflessione per chi il lavoro non ce l’ha, di chi non lo ha mai avuto, di chi lo pretende, di chi cerca di riconquistarlo.
E’ bene però ricordare che i dati sull’occupazione in questo periodo assumono una valenza negativa senza precedenti e rendono un’immagine dell’Italia quasi senza speranza per i giovani e meno giovani che fanno del nostro ben amato popolo una nazione basata invece sulla disoccupazione. Altro che articolo uno.
Basta osservare poi che i salari italiani sono i più bassi tra i paesi fondatori dell’Unione europea. La crisi cala allora la sua inesorabile scure facendo aumentare disagi, preoccupazioni ma soprattutto bocche da sfamare. Trovare un lavoro oggi equivale a vincere al superenalotto! E quando si riesce a trovare un’occupazione si deve imparare a convivere con un i termini “flessibile”, “precario” “a contratto”, “interinale”, “part-time”.
In ogni caso il primo maggio è la Festa di chi lavora: una festa significativa, visto che il lavoro è, per la maggioranza delle persone, ciò che riempie la vita, ciò che le dà significato, ciò che permette il sostentamento e il necessario per vivere laddove lavorare è un diritto, pilastro del senso collettivo del bene comune.
Un valore centrale, che qualifica socialmente l’individuo. Per questo e per tanti altri motivi ricordiamolo il senso di questa giornata che non è solo uscita fuori porta, shopping e concerti televisivi.
L’orario di lavoro in 8 ore! Il senso più profondo è questo: la conquista di un diritto!