AVELLINO – Il “derbino” di venerdì scorso al Santa Colomba di Benevento non ha regalato alla truppa biancoverde soltanto i tre punti.
Mister Rastelli torna a casa con molte più certezze di quante ne aveva sette giorni, dopo la gara contro la Paganese. Dopo la battaglia in terra sannita, l’Avellino può, finalmente, chiamarsi una squadra; una squadra vera, fatta di uomini veri che hanno carattere e grinta, ma anche tanto cuore. Si è parlato tantissimo di Castaldo e De Angelis, di Giosa e di Fabbro ma non abbastanza di quei calciatori, fino a giovedì ignorati dal Mister o addirittura messi in discussione dalla piazza.
A cominciare da Angelo D’Angelo, che contro gli stregoni ha ritrovato, oltre alla maglia da titolare anche la fascia di capitano. Angelo ha giocato come solo lui sa fare, lottando col cuore fino all’ultima goccia di ossigeno, recuperando palloni su palloni e correndo come un lupo affamato. L’Avellino ha ritrovato il suo mastino e le voci di un suo accantonamento sembrano oramai lontane anni luce. Come non parlare, poi, di Davide Zappacosta. Venerdì Davide è tornato nel suo ruolo naturale. L’ex atalantino, ha giocato da esterno di centrocampo una grandissima partita. Ha macinando chilometri sulla corsia di destra con progressioni che hanno gettato la difesa giallorossa, più volte, nel panico più assoluto. Quel jolly, di cui ha tanto parlato De Vito in precampionato, c’è ed è pronto a fare la sua parte.
E poi, Bariti, Bittante, Bianco e Federico Angiulli. Di questo ragazzo si parlerà molto in futuro, ne siamo certi. Classe 92′, Federico ha giocato da veterano ed ha costruito insieme a D’Angelo, davanti alla difesa, una diga insuperabile. Bravo Angiulli, bravissimo De Vito che ad agosto lo ha portato ad Avellino dopo averlo strappato alla concorrenza di formazioni importanti quali Novara, Sampdoria e Atalanta.
