“Siamo alla fine, non c’è più tempo né ossigeno”. E’ il grido di allarme che arriva dal basso, dalla gente comune che non ce la fa più. Tutto questo dopo una settimana nella quale il parto del nuovo governo si è ingarbugliato ancora di più. Governo, governissimo, governicchio, mezzo governo? E’ ancora presto per dirlo!
Quello che possiamo dire, invece, è che Bersani ha voluto fortemente lo scettro e che poi in questa settimana lo ha usato maldestramente: non ha saputo parlare con Monti, non è riuscito a convincere Grillo, con Berlusconi non ci ha neanche provato mentre nel Pd ….. pare sia già scoccata l’ora del guardiamoci in faccia per non morire.
Ammettiamolo. Siamo rimasti sorpresi anche stavolta da Bersani & co. Immaginarsi alla guida del Paese e tracollare di dieci punti in un mese brucia, spiazza, confonde le idee ma non giustifica tutti gli errori commessi dal Partito Democratico in queste ultime settimane. Errori letali che nel giorno di Venerdì Santo, a un mese esatto dalle elezioni, ci consegnano un Paese ingovernabile a causa delle assolute condizioni di incomunicabilità tra le forze politiche a cui Bersani non ha saputo o voluto parlare.
Bersani torna a casa, per ora, con le ossa rotte e la “palla” torna al Presidente Napolitano che intanto ci fa sapere di voler esercitare il suo mandato fino all’ultimo giorno.
Non tutto è perduto.
Ma che tristezza il dover constatare che la mancanza di saggezza dei partiti ha costretto un Presidente della Repubblica a nominare 10 saggi di diverso orientamento e di chiara indipendenza, per formulare suggerimenti e proposte sulle emergenze economico-sociali tanto sul piano interno che europeo, per agevolare la ripresa e il ruolo dell’Italia nel contesto internazionale.
E che errore quello del Pd di non aver avuto l’umiltà e il genio di accettare la non vittoria e quindi di rinunciare al mandato. Già! Perché adesso le larghe intese, che sembrano un passaggio ormai scontato e necessario, fungeranno per davvero da trappola mortale al partito di Bersani.
