AVELLINO – E’ ufficiale, le primarie del centrosinistra per la scelta del candidato sindaco non si terranno più.
La situazione è andata fuori controllo dopo le reazioni a catena innescate dal decreto del Tribunale di Avellino che due giorni fa ha riammesso, “con effetto immediato”, l’avvocato leonida Gabrieli nella competizione, che avrebbe dovuto tenersi dopodomani. Il tavolo del coordinamento provinciale si è sciolto decretando, appunto, l’annullamento del voto.
Le ragioni sono quelle che si andavano evidenziando da tempo: mancanza di condizioni politiche e temporali per lo svolgimento della consultazione. Tuttavia, il tavolo stesso ha confermato all’unanimità la volontà di proseguire la corsa come coalizione. Resta quindi in piedi lo schieramento di centrosinistra, anche se logorato fortemente da una pluralità di nomi (solo l’area riconducibile a Franceschini ne ha espressi ben cinque) che ne hanno inevitabilmente minato l’ambiente e la riuscita.
Lo stesso Gabrieli ha commentato aspramente l’esito della riunione di ieri sera: “E’ indecente. E’ una vergogna che si sia arrivati a tanto. Un gruppo di dirigenti livorosi ha affossato un partito”, ha affermato. Parole sottoscritte anche da Antonio Gengaro, ex presidente del consiglio comunale, che a Il Mattino ha aggiunto: “Soltanto nelle città di camorra non si svolgono le primarie arrivando ad espropriare migliaia di iscritti della possibilità di pesare nelle scelte”. Antonio Caputo, invece, si è detto “completamente deluso, ma anche determinato ad andare avanti”. L’attacco più duro è arrivato da Nando Romano, responsabile degli Enti locali del Pd, che non ha lesinato parole al vetriolo: “Questi mestieranti della politica dovrebbero chiedere ufficialmente e pubblicamente scusa alla città di Avellino”.
Tra i nomi sul tavolo, quello che pare avere maggiori opportunità è Paolo Foti, direttore dell’Associazione costruttori irpini. Ma il dato, ora, è che i vertici del partito, la coordinatrice Lengua in primis, devono mettersi in salvo da questo fuoco (ex) amico.