Siamo stati costretti a non voltare pagina e Giorgio Napolitano a soli 87 anni è il nuovo Presidente della Repubblica. Un’altra giornata storica di questo 2013 volge al termine con una standing ovation dell’Aula di Montecitorio che saluta il quorum necessario, nell’anno che ha visto per la prima volta un Papa dimettersi e un Capo dello Stato al secondo mandato.
Giorgio Napolitano ha ceduto alla disperata invocazione dei partiti e, checché se ne dica, è la migliore soluzione che avevamo a disposizione nella peggiore situazione in cui potevamo sprofondare dopo il crollo del sistema dei partiti o almeno del più grande partito d’Italia. Ecco la notizia di giornata.
Lettiani, dalemiani, renziani, vendoliani e grillini del partito democratico hanno dato vita in questi giorni ad una guerra fratricida; una serie incontrollabile di faide e scontri interni che li ha visti tutti sconfitti e che, dopo aver mandato in tilt il sistema tradizionale dei partiti, ha di fatto impedito l’elezione di un Presidente della Repubblica diverso da Napolitano.
I danni arrecati all’Italia? Difficile quantificarli anche perché nessuno può dire oggi se per il Paese, comunque già ben disastrato, con questa decisione si profilerà una luce in fondo a questo lungo e profondo tunnel in cui si è ficcato.
Se non iniziamo, però, a ragionare su quello che sta succedendo difficilmente sapremo cosa fare e dove andare. Io tanto per cominciare, inizierei a riflettere sulla rivolta degli elettori, prima sul web, poi nelle piazze e davanti alle sedi dei partiti. È scattata in maniera inaspettata, rapida ed incontrollata fino al punto di non essere più governabile neanche dai quei rottamatori che sono stati, anch’essi, da ieri sera messi in un angolo, rottamati insieme ai loro tatticismi esasperati.
Il sindaco di Firenze che aveva caldeggiato il governo di larghe intese per spaccare il Pd e andare immediatamente al voto anticipato vede le elezioni allontanarsi: Il comico genovese che aveva chiesto ai suoi di marciare su Roma non si è neanche avvicinato alla piazza delusa e inferocita che ha gridato per ore “non siamo grillini”. Rottamare un’intera classe politica senza i necessari distinguo ma soprattutto senza un progetto chiaro e credibile, è pericoloso. Pericolosissimo se una parte di italiani è occupata a sopravvivere e a salvarsi da una dittatura finanziaria senza precedenti mentre l’altra è impegnata a suicidarsi per sfuggire ad un futuro di stenti e miseria.
Siamo all’ultima chiama. E’ tempo di guardare avanti con senso di responsabilità, mettendo da parte interessi di bottega, onorando i propri doveri, nell’interesse esclusivo dell’Italia e degli italiani tutti. Proprio come ha ribadito ieri sera Re Giorgio, l’ultimo comunista.
Sono tutti avvisati.