CITTA’ DEL VATICANO – Cadono le prime teste nell’Istituto Opere Religiose.
Dopo lo scandalo dell’arresto di monsignor Nunzio Scarano (che, durante un interrogatorio di tre ore, ha chiesto i “domiciliari, magari in una parrocchia: la cosa che più gli manca è dire messa”, ha affermato il suo legale), beccato nel tentativo di trasferire venti milioni dalla Svizzera all’Italia, c’è qualcuno che ne trae le conseguenze. Si tratta di Paolo Cipriani e Massimo Tulli, rispettivamente direttore generale e vice della Banca Vaticana, che hanno rassegnato le dimissioni dal proprio incarico nelle mani del presidente Ernst von Freyberg, che ha assunto l’interim delle funzioni.
La notizia è stata comunicata da una nota del Vatiano: “Dopo molti anni di servizio – si legge – ambedue hanno deciso che questo atto sarebbe stato nel migliore interesse dell’Istituto stesso e della Santa Sede”. Insomma, dopo le parole chiarissime di Papa Francesco (“San Pietro non aveva una banca”) inizia a muoversi qualcosa all’interno della contestatissima “cassa di risparmio” vaticana. Sembrano aprirsi le prime crepe in un inossidabile muro di protezionismo. Che sia solo un caso?