ROMA – Sono trascorsi sedici anni da quando Carmine Schiavone rese deposizione davanti alla commissione parlamentare sulle ecomafie. E ci sono voluti tutti questi sedici anni perché le sue parole venissero desecretate e quindi rese pubbliche.
Dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia, che ha terminato il suo programma di protezione, emerge una lucidissima consapevolezza dell’immane danno arrecato alla Terra dei fuochi e ai suoi cittadini attraverso il traffico illegale di rifiuti (normali e speciali). “Entro venti anni gli abitanti di numerosi comuni del Casertano rischiano di morire tutti di cancro”, afferma infatti il cugino di Francesco Schiavone, detto Sandokan, facendo quindi un’inquietante profezia avvalorata da ricerche effettuate da istituti quali il Pascale di Napoli (e fatte proprie dal ministero della Sanità), nelle quali si registrava l’elevatissimo tasso tumorale nelle zone della provincia di Napoli e di quella di Caserta.
Le parole di Schiavone, sebbene ci descrivano una situazione ormai purtroppo ben nota, lasciano sgomenti. “Tutto ebbe inizio nel 1988, e ne fui coinvolto in qualità di facente parte del reparto amministrativo e non di quello militare. A cominciare furono mio cugino Sandokan e Francesco Bidognetti”, afferma. “In tutti i 106 comuni della provincia di Caserta noi facevamo i sindaci, di qualunque colore fossero. Socialisti, democristiani, ma anche comunisti, se serviva. Gli interramenti avvenivano di notte, quando le pale meccaniche ricoprivano con del terriccio i rifiuti depositati dai camion a profondità di decine di metri”. Gli affari, che portavano nelle tasche dei clan tra i 600 e i 700 milioni di lire al mese, rigurdavano anche rifiuti altamente pericolosi come scorie radioattive. Sono al corrente – prosegue Schiavone – che arrivavano dalla Germania camion che trasportavano fanghi nucleari che sono stati scaricati nelle discariche. Alcuni dovrebbero trovarsi in un terreno sul quale oggi vi sono i bufali e su cui non cresce più erba”.
Da dove venissero questi rifiuti, Schiavone lo dice esplicitamente: “Vi erano fusti che contenevano il tuolene, ovvero rifiuti che provenivano da fabbriche di pittura della zona di Arezzo. Ma i rifiuti venivano anche da Massa Carrara, Genova, La Spezia, Milano”. Schiavone parla del clan dei casalesi come del “clan di Stato”. Il presidente della commissione parlamentare che lo interroga lo interrompe e ribatte: “Il vostro Stato!”. E Schiavone, con calma, replica: “La mafia e la camorra non potevano esistere se non era lo Stato…Se le istituzioni non avessero voluto l’esistenza del clan, questo avrebbe potuto esistere?”.