Ci risiamo. Mentre lo spread e la recessione sembrano aver esaurito la loro spinta propulsiva, da settimane non facciamo altro che parlare di giustizia e dei soliti protagonisti che in questa torrida estate stanno decidendo se e in che modo, far ricadere nell’instabilità e nell’incertezza il nostro Paese.
Berlusconi è stato condannato e molti, sostenitori e non, sin dal giorno dopo, parlano e si comportano da intronati, in modo confuso, fino al punto che è dovuto intervenire il Capo dello Stato per ricordare a tutti che in uno Stato di diritto come il nostro, “di una sentenza definitiva, e del suo obbligo di applicarla, non può che prendersi atto”.
Le elezioni si avvicinano, dunque? Chissà!
Il Presidente Napolitano non perde la speranza e nel suo intervento ha raccomandato a tutti di mantenere un atteggiamento di basso profilo e di assoluta responsabilità. Come dire che le sentenze sono “discutibili” e non è eversivo criticare il dispositivo di una condanna ma che, nel contempo, non è tempo di “grazia”. Il Governo deve proseguire perché una crisi sarebbe fatale.
Già perché la grande crisi che era iniziata senza un’apparente ragione, ora comincia ad andarsene senza spiegare niente a nessuno. Sarebbe tempo, forse, più che di scambiarsi sciabolate di concentrarsi sul rilancio degli investimenti industriali, su nuove politiche attive per il lavoro, sulla redistribuzione di redditi e ricchezza.
In questo strano agosto, anche sotto l’ombrellone, lasciamo perdere le sentenze. Concediamoci tutti un attimo di respiro e iniziamo a pensare all’Italia. Sperando che non sia, anche stavolta, tempo sprecato.