AVELLINO – La verità è che hanno tutti ragione o forse sbagliano tutti. Chissà!
L’Avellino perde la quarta partita, delle sei disputate fino ad ora, e in pochi minuti le bacheche dei gruppi organizzati del tifo biancoverde si infiammano di commenti, accuse, parole al veleno ma anche sentenze e verità che non si possono neppure commentare. Una sorta di “attenzione” mediatica che, a torto o a ragione, in questa fase non ha risparmiato nessuno dell’US Avellino.
Mai come in questa occasione, tutti hanno avvertito la necessità, quasi viscerale, di esprimere la propria opinione. Forse lo hanno fatto per via di quel protagonismo da palcoscenico virtuale che ha, oramai, contagiato un po’ tutti coloro che navigano in rete. Forse qualcuno si è lasciato andare ponendo scarsa attenzione alla realtà dei fatti. Poco importa. La verità è che mai, come in questa occasione, parlando di Avellino la libertà di parola e la libertà di offesa hanno viaggiato su binari paralleli. E peggio, ogni commento è diventato uno spazio di confusione intellettuale dove ogni offesa verso il mister, la società, i calciatori ha portato a spirali infinite di polemiche virtuali.
E’ un momento difficile, certo, lo diciamo tutti, ma quanto è utile questa reazione per superare le criticità e ripartire?
Sinceramente non lo so. Quello che so è che soltanto “insieme si vince”. Ce lo siamo ripetuti centinaia di volte, in questi anni difficili, dopo che l’Avellino è sprofondato in quarta serie. Non lo dimentichiamo oggi.
La squadra costruita da De Vito – ancora una volta senza grandi risorse economiche – è una buona squadra ma… Proprio così, c’è un “ma”. Anzi, se volgiamo essere obiettivi, ce n’è anche più di uno.
Nelle ultime due stagioni, il buon Enzo ha affidato la squadra ad un tecnico emergente, che non era capace di far giocare bene la squadra ma che era concreto come pochi, in questa categoria. Senza sbagliare un colpo, fatta eccezione per Togni che è arrivato ad Avellino con problemi fisici importanti, il direttore sportivo è stato bravo e fortunato pescando sul mercato il meglio che poteva “racimolare” con il budget a sua disposizione.
E’ andata come è andata, lo abbiamo visto tutti.
Via Rastelli, quest’anno è iniziato un nuovo ciclo e questo, credo, non è chiaro proprio a tutti. La società ha puntato su un allenatore esperto della categoria, che sa far giocare bene a calcio e che, come tutti coloro che iniziano un nuovo percorso, ha bisogno di tempo. Lo stesso tempo che, evidentemente, serve ai giovani che sono arrivati e che oggi non sono ancora all’altezza dei vari Zappacosta, Izzo, Bittante, Ely e chi più ne ha, più ne metta.
La squadra, fatta eccezione per l’ultima gara contro il Vicenza, gioca un buon calcio ma non concretizza per niente nonostante, li davanti, sia arrivato un certo Tavano che, è vero, non riesce a sbloccarsi, ma che non è proprio l’ultimo dei bomber in circolazione.
Noi lo ripetiamo da tempo. Piaccia o no, l’unico vero equivoco di questa squadra è li in mezzo, a centrocampo. Dove mancano, come il pane, calciatori di qualità capaci di servire in profondità gli attaccanti e dove, invece, siamo costretti a giocare con trequartisti adattati a mezzale, con esterni adattati ad interni e, peggio, con un centrocampista di contenimento in cabina di regia. Soffre la difesa, l’attacco non morde.
Perché nessuno se n’è accorto? Perché la società non è intervenuta? Bella domanda.
Forse, dal momento che non avevamo soldi da spendere, dovevano reintegrare Togni. Forse potevano tenere ancora Schiavon. Forse…
Sono soltanto chiacchiere mentre ora serve pedalare e in fretta.
Ecco, cerchiamo di pedalare tutti nella stessa direzione altrimenti la bicicletta rallenta e poi si ferma e poi cade. A terra.