Ognuno è libero di credere allo sviluppo futuro delle proprie Comunità ed io, per oltre un decennio, ho sempre ritenuto i Gruppi di Azione Locale una straordinaria opportunità di progresso del territorio e della sua popolazione. In realtà l’idea di una vera e propria “Agenzia di sviluppo locale” capace di promuovere le eccellenze locali ed occuparsi, appunto, dello sviluppo del territorio mettendo assieme Enti pubblici territoriali e portatori di interessi economici privati, mi intrigava molto.
Poi è arrivata la politica, quella con la “p” minuscola, che qui al Sud non ha risparmiato neppure i Gal trasformandoli in sofisticate “fabbriche” di studi e progetti con una mission ben precisa: distribuire incarichi e prebende senza lasciare indietro nessuno. Non ricordo neppure un progetto che abbia cambiato il volto di questo territorio, il corso di questo lento declino. Piuttosto qualche iniziativa promozionale che, nei fatti, non è riuscita neppure a scalfire le mille criticità di un territorio sempre più desertificato dove, ahinoi, si continua a sperperare denaro pubblico.
E così mentre nel resto del nostro Paese, i Gal sembrano oramai destinati a lasciare spazio ai più funzionali Interventi Territoriali Integrati, ecco che in Irpinia e nel Sannio nasce un nuovo Gal per partecipare ad un concorso pubblico, bandito in ragione di un Regolamento europeo, attraverso il Psr Campania 2014-2020.
Sembra una notizia come tante altre ed invece ecco che ti ritrovi di fronte ad una vera e propria operazione politica nata per sottrarre agli attuali Gal, controllati da altri partiti, una fetta di territorio e quindi di risorse economiche.
Sinceramente fa un po’ specie vedere un partito organizzarsi e strutturare, in quattro e quattr’otto, un Gal con il proprio segretario provinciale chiamato a ricoprire il ruolo di Presidente, ma di cosa ci stiamo meravigliando, scusate? È sempre lei, Sua maestà la politica che non ha perso il vizio di utilizzare finanziamenti pubblici per alimentare se stessa e che oggi si muove alla luce del sole con tanto di “incarico” nel Consiglio di Amministrazione ai sindaci che vi aderiranno.
Insorgono i partiti che vedono, in questo modo, ridotti i loro spazi, tacciono le Istituzioni che contano, sorridono e si indignano i cittadini che ancora una volta devono fare i conti con lo sguardo cupido di una classe dirigente che, dopo aver depredato questo entroterra, lentamente ma inesorabilmente accompagnano i loro abitanti alla fine. Poveri noi.