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giovedì, Gennaio 23, 2025
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Turchia verso l’islamizzazione: nuove leggi vietano piercing, trucco e tatuaggi

TURCHIA – Niente trucco, niente piercing né tatuaggi: è il veto imposto dal nuovo governo turco guidato dal presidente islamico Recep Tayyip Erdogan e annunciato, senza tanti giri di parole, sulla Gazzetta ufficiale di sabato.

Minacciata dunque la laicità di costumi che fin’ora aveva reso la Turchia così “occidentale” su tanti versanti.

Non mancano i paradossi: se è vietato ai ragazzi portare la barba, o persino sciarpe e berretti, che ne limitano il riconoscimento, le ragazze sono autorizzate a portare liberamente il turban, il velo islamico della tradizione turca, per motivi religiosi già dall’età di dieci anni.  

Sarà vietato inoltre ostentare simboli politici sotto qualsiasi forma, dalle spille alle borse. Niente tinture per capelli, trucco, tatuaggi e piercing: tolleranza zero, pena la sospensione e l’espulsione dall’istituto scolastico.

I danni di questo provvedimento sono molteplici: oltre a ledere la libertà individuale dei ragazzi, molti – soprattutto membri dell’opposizione turca –  riflettono sull’impossibiltà di mutare, senza che diventi una vera e propria violenza, il costume laico di una società così ben radicato; e soprattutto: “cosa si dovrebbe fare a tutti quelli già tatuati o con piercing, strappargli la pelle?”, si chiede Vali Demir, capo del sindacato della scuola.

E mentre l’opposizione, preoccupata e ancor più sbigottita, grida all’anticostituzionalità, c’è già chi, tra le file più conservatrici, ne approfitta per chiedere l’abolizione delle classi miste. Non solo scuola ed educazione nel programma di Erdogan (nella foto, con il ritratto del fondatore della Turchia moderna e laica, Mustafa Kemal, detto Ataturk) : si è anche espresso a sfavore dell’aborto e ha fatto richiesta alle donne turche di fare almeno tre figli, con la promessa di educare “generazioni di musulmani devoti”, chiedendo a tutti i negozianti dei centri commerciali di dedicare un momento del mattino alla preghiera comunitaria.

Cosa resterà, dunque, di un Paese considerato un modello per il Medio Oriente, capace di unire la laicità e fede musulmana? La storia insegna, ma la lezione sembra non venire mai appresa.

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