A poche ore dalla tanto agognata finale azzurra, si fa sempre più concreta l’allarmante trepidazione di un nuovo martedì sei luglio quando, spinta dall’entusiasmante esito di quegli interminabili minuti di gioco, l’intera popolazione tricolore si è precipitata in strada. Fin qui si fiuta ancora odore di passione, effluvio di conformità universale e collettiva.
Eppure non è tutto. Anzi, è nulla rispetto alle orripilanti ed efferate immagini rilasciate dai media di tutto il mondo.
La narrazione necessita di particolari perché ognuno di noi, a partire dai più piccoli che solo ora intraprendono a sorseggiare gaiezze e dispiaceri che solo il pallone sa concedere, riesca a scrutare oltre un naturale tripudio per la corsa verso il trionfo. Non è ciò che si abburatta.
Mi soffermerei soprattutto su quanto accaduto nel notorio capoluogo sardo, oramai epicentro di contestazione. È qui, infatti, che un rider, ritratto in tutto il suo rispettoso disagio, è stato assalito. Pedate, percosse, spintoni. Proprio lui che saettava per permettere ai clienti di gustare una pizza calda durante i minuti di gioco.
Ma, ancora, c’è poco da annettere se la pagina Instagram ufficiale della Nazionale Italiana di Calcio, tra le innumerevoli pensabili, ha scelto come effigie contrassegno di quella vittoria, un’immagine con tanto di ragazzi privi di maglia in cima ad un bus. Chapeau.
È davvero questo il trionfo che bramiamo per la nostra Italia?