PALERMO – Ancora paura a Palermo, ancora una telefonata anonima, come tante altre arrivate, in questi anni, al centralino del Palazzo di Giustizia di Palermo. Questa volta, una voce dal marcato accento siciliano esclama due sole parole “Ingroia morirà” e chiude.
Un vile ed inquietante atto intimidatorio, prevedibile visto il clima in cui – ad eccezione della società civile e di una piccola, piccolissima fetta della politica – tutti si stanno spendendo per isolare e delegittimare i magistrati antimafia della procura di Palermo. Sulla vicenda la Procura di Caltanissetta ha aperto un’inchiesta. In seguito all’episodio sono stati rafforzati i servizi di sicurezza e la scorta al magistrato. “Non è la prima volta – ha commentato il procuratore aggiunto di Palermo – e non sarà l’ultima. Non sono preoccupato più di quanto non lo sia normalmente. Il mio lavoro prosegue come sempre”.
Siamo di fronte ad una nuova strategia della mafia? Si sta aprendo una nuova stagione di terrore?
Noi non lo sappiamo ma di certo, secondo gli analisti più attenti, le condizioni ci sarebbero tutte. La difficile situazione economica, la disoccupazione dilagante, l’esasperazione della masse che alle ultime elezioni hanno quasi azzerato i partiti che per quasi venti anni avevano diretto il paese, potrebbero rappresentare il terreno ideale per avventure autoritarie in cui la mafia farebbe da apripista.
Mai come in questo momento, è fondamentale far sentire la nostra voce. Abbiamo colto, in questi ultimi mesi, chiari segnali di risveglio delle coscienze, di una preoccupazione più diffusa, di una volontà di reagire e di partecipare più ferma. Bene, continuiamo così. Antonio Ingroia non può e non deve rimanere solo!
